Storia della rosa e del suo simbolismo, dalla Persia all’Impero ottomano
Dalla Persia al mondo, la storia della Rosa
La Rosa è un genere della famiglia delle Rosacee che, partendo dal Medio Oriente, ha saputo diffondersi in tutto il mondo per bellezza, profumo e persino per proprietà nutritive, divenendo una delle piante più apprezzate nel mondo intero. Il primo documento storico che cita esplicitamente la rosa è una tavoletta cuneiforme proveniente dalla Mesopotamia ed il primo fatto curioso legato a tale fiore proviene anch’esso da quest’area geografica; pare infatti che re Sargon I di Akkad portò proprio tali piante nelle sue campagne militari al di là del Tigri, diffondendo quindi questo genere nell’odierna Turchia.
Anche se siamo abituati ad immaginarla oggi come un fiore perlopiù ad uso decorativo, per buona parte della sua storia la rosa è stata ricercata soprattutto per le sue proprietà curative, tanto che sono innumerevoli le popolazioni che vedono presente questa pianta nei loro testi medici e fra questi è impossibile non citare il mondo ittita, greco, egizio, romano, cinese e persino indiano.
Antica Anatolia e Persia
Anche se ci sarebbe davvero tanto da dire riguardo all’argomento, in questa sede è meglio concentrarci sugli avvenimenti relativi al mondo persiano e greco-anatolico, centri nevralgici di quella che sarà poi la cultura ottomana. La comparsa della rosa nella cultura ellenica risale addirittura a prima dell’Iliade, ma il primo storico a descriverne l’arrivo nell’odierna Grecia fu Erodoto, il quale sostiene che venne portata nella Macedonia greca da re Mida di Frigia, una volta che il suo regno venne invaso dai Persiani.
Per quanto riguarda quest’ultimi, è certo che dal 9° secolo a.C. fosse già particolarmente apprezzata all’interno del mondo zoroastriano, in quanto considerata nell’Avesta, loro libro sacro, simbolo degli angeli immortali, figure particolarmente centrali all’interno di tale culto. È probabilmente tale associazione che permise alla rosa di fare il salto di qualità e di qualificarsi come simbolo divino e ciò è senza alcun ombra di dubbio collegato anche ad una nuova religione che si sarebbe presto affermata nel Medio Oriente: l’Islam.
La rosa e l’Islam
Tale fiore è infatti da sempre considerato uno dei simboli del profeta Muhammad (pbsl) e non è un caso che fin dalle sue origini l’Islam lo considerò elemento di estrema purezza, bellezza e misticismo. Esempio celebre di questo è il fatto che, ogni anno, prima dell’inizio dell’Hajj (il pellegrinaggio alla Mecca), il tessuto nero che avvolge la Ka’aba (la “Pietra nera”) venga lavato proprio con acqua di rose provenienti da Iran o Turchia.
In virtù della sua incredibile forma ed aroma, poi, è stato da sempre considerato un fiore paradisiaco e simbolo di Dio su questa terra, tanto che diversi dei più importanti poeti di lingua persiana gli dedicarono dei testi, il più celebre dei quali è sicuramente Gulistan, “Il roseto”, del sufi Sa’adi, considerato ancora oggi uno dei massimi testi in persiano; da notare che in lingua persiana la rosa è così importante che il termine “Gul” (poi giunto in turco come “gül”) vuol dire sia “rosa” sia “fiore” in generale, come ad indicare che proprio la rosa sia il fiore per antonomasia.
La rosa e il mondo turco
Oltre a Sa’adi, uno degli altri più celebri poeti e sufi ad aver usato la rosa come simbolo è certamente Rumi, che, specialmente nel suo Masnavi, sfrutta sia la simbologia del fiore che quella delle spine, mostrandoci con un semplice fiore quello che è il percorso di ogni essere umano.
“Beato il peccato che quell’uomo aveva commesso: le foglie delle rose non nascono forse da una spina?”
“La spina diventa tutta splendida, come la rosa, vedendo il particolare che va verso l’Universale.”
Dal Masnavi di Rumi
Va comunque detto che presso tutti i popoli turchi la rosa e la sua acqua sono da sempre particolarmente amate ed utilizzate, tanto che, già all’epoca di Mevlana, l’Anatolia ne era stracolma. Persino il grande viaggiatore arabo Ibn Battuta, che visitò questi territori nel 14° secolo, non poté fare a meno di raccontare quanto tale fiore fosse presente; vi basti pensare che fino a non troppo tempo fa diversi ospedali avevano una sezione chiamata Gülhane, nella quale si fabbricava, appunto, l’acqua di rose.
L’Impero ottomano e la rosa
Parlando di Impero ottomano, il più celeberrimo uso dell’acqua di rose fu certamente quello operato da Mehmed II, che la usò per lavare Aya Sofia, “purificandola” dal cristianesimo e permettendole così di diventare una moschea. In generale comunque tutti i sultani ottomani amavano particolarmente questo fiore, arrivando a dedicare intere sezioni dei loro giardini alle rose e comprando ogni giorno quantità impressionanti dell’acqua da loro derivata.
Mehmed II mentre assapora l’aroma della rosa
Proprio in virtù di questo ampissimo consumo, gli ottomani esportarono tale fiore in ogni dove, andando a selezionare anche delle varietà particolarmente adatte alla produzione di acqua di rose come la Kazanlık. Quest’ultima, ancora oggi incredibilmente amata dagli appassionati, si chiama così per la regione in cui venne ideata e prodotta per la prima volta, corrispondente all’odierna Bulgaria, ancora oggi uno dei massimi esportatori al mondo di rose. Con la caduta dell’Impero ottomano, la produzione di quest’incredibile fiore venne spostata in Anatolia e nello specifico a Isparta, nel Sud della Turchia.