Shahmaran, la principessa serpente che ha ispirato la dizi di Netflix

Partiamo per un viaggio alla scoperta di Shahmaran, la misteriosa principessa serpente che ha ispirato la dizi di Netflix.

Shahmaran è una serie ideata da Pınar Bulut con protagonisti Serenay Sarikaya e Burak Deniz. Una proposta intrigante e misteriosa disponibile su Netflix da gennaio 2023. A metà strada tra il mitologico, il culturale, il sociale e persino l’horror, la serie racconta di una particolare comunità di persone che si sentono discendenti della principessa serpente Shahmaran (Şahmaran) e, ovviamente, questo implica che abbiano un destino molto particolare.

La protagonista, Şahsu si reca ad Adana come docente ed è decisa a confrontarsi con il nonno, che ha interrotto i rapporti con la madre anni prima. In questo viaggio, si ritrova nel mezzo di una comunità insolita e misteriosa chiamata Mar, che discende dalla dea serpente Şahmaran. Affidandosi alla leggenda di Şahmaran, uno dei più grandi simboli di amore e saggezza, la comunità Mar attende il completamento dell’antica profezia con l’arrivo di Şahsu. Nulla sarà più come prima quando Şahsu e Maran incroceranno le loro strade, per chiedere al nonno di lei di rendere conto del passato…

Come molte serie televisive turche di questi ultimi anni Shahmaran ci accompagna attraverso le leggende e la mitologia turca regalando agli spettatori una storia molto piacevole e dai toni romantici. Consigliata per chi vuole passare delle serate piacevoli e scoprire un aspetto interessante della cultura turca.

Ma andiamo a scoprire di più riguardo alla figura mitologica di questa principessa serpente…

La leggenda di Şahmaran

Şahmaran è una figura leggendaria presente nella mitologia turca, del Medio Oriente e dell’Asia Centrale. Il suo nome deriva dalle parole “şah” che significa “re” e “meran” che significa “serpenti”.

Secondo la leggenda, secoli e secoli fa, fra Mersin e Mardin, viveva Shahmaran, la regina dei serpenti, un essere bellissimo, per metà donna e per metà serpente, che abitava in una caverna nelle profondità del suolo, nascosta da tutti e circondata solo dai suoi innumerevoli figli. Un giorno, passarono nei dintorni di questa grotta alcuni giovani e, accortisi del miele che proveniva dal suo interno, decisero di curiosare sempre più vicini all’entrata della spelonca ma, spaventati dal mistero, decisero di fuggire e far ritorno a casa; non tutti però. Fra questi brillava infatti Cemşab che, accortosi della presenza di un anfratto ricolmo di luce, decise di indagare ulteriormente, trovandosi al cospetto di Shahmaran. La regina dei serpenti non aveva mai visto un uomo ed allo stesso tempo Cemşab non aveva mai visto una donna tanto bella e fra i due nacque fin da subito un amore tanto bello e travolgente da far superare al giovane ogni timore per i serpenti, legandosi indissolubilmente alla sua amata e decidendo così di restare con lei nella grotta. I giorni passarono e la gioia e la passione fra i due amanti crebbe sempre di più, tanto da far dimenticare completamente a Cemşab la sua vita al di fuori della grotta. 

Un giorno, però, vide in sogno la sua famiglia e decise di uscire dal nascondiglio dell’amata per andare a trovarli; Shahmaran acconsentì a malincuore, sapendo che una volta uscito dall’Eden difficilmente vi sarebbe tornato, ma gli fece promettere che mai a nessuno avrebbe rivelato il suo nascondiglio. Fatta la promessa, Cemşab si recò allora dalla sua famiglia e si ricordò allora della povertà da cui proveniva, così il fato decise di giocargli un pessimo tiro: Il sultano di quei territori era infatti terribilmente malato e così il Gran visir iniziò a mettere in giro la voce che solo la carne di Shahmaran era in grado di curare il male del sovrano, iniziando così a tentare il povero Cemşab. 

Inizialmente egli resistette, ma la sua famiglia stava sempre peggio e il visir, compreso che il giovane sapeva qualcosa, lo iniziò a tentare sempre di più fino a farlo cedere. Cemşab stipulò allora il patto: gli avrebbe rivelato il nascondiglio dell’amata ma solo a patto che non le venisse fatto alcun male, il Gran visir accettò a parole ma, una volta carpito il nascondiglio, chiamò a sé le guardie e le preparò a marciare contro Shahmaran. 

Il giovane era completamente disperato e decise di recarsi dal suo amore e provare a far di tutto per rimediare al proprio peccato ma, ahimé, il destino gli fu avverso. Una volta avvisata la regina dei serpenti, infatti, questa gli disse: “Uccidimi e dividi il mio corpo in 3 parti: dai la mia testa al sultano, guarirà il suo male, dai il mio corpo al visir, morirà all’istante e mangia la mia coda,amore mio, ti darà l’eterna sapienza.”

Cemşab, completamente distrutto dal dolore e dal rimorso, seguì gli ordini dell’amata, ma questa non gli aveva rivelato tutta la verità: la coda dava sì l’eterna conoscenza, ma anche l’immortalità, una condanna a morte per l’anima dell’amato. Quest’ultimo fu infatti costretto a vivere la sua vita nel più totale senso di colpa, desiderando ogni giorno la morte per le sue colpe, ma senza mai riuscire ad ottenerla; il più grande dei veleni, in grado di mantenere in vita anche chi vorrebbe morire. Secondo alcune tradizioni, Cemşab venne poi conosciuto come Luqman, un uomo tanto saggio da avere persino un capitolo a lui dedicato nel Corano.

Questa è solo una delle tante versioni della leggenda di Şahmaran.

Le rappresentazioni di Şahmaran

In Turchia si crede che Şahmaran viva nella città mediterranea di Tarso e una leggenda simile viene raccontata nella zona di Mardin, città con una grande popolazione curda e araba. La leggenda di Şahmaran è ancora molto diffusa nella Turchia sud-orientale, regione in cui la popolazione del Paese è composta per il 15%-20% da curdi. In queste aree la leggenda di Şahmaran è comunemente celebrata e la sua immagine è raffigurata in ricami, tessuti, tappeti e gioielli.

Şahmaran è diventata una figura molto popolare nella cultura turca e in quella di altre regioni dell’Asia Centrale e Mediorientale. La sua immagine è stata rappresentata in molte forme d’arte, tra cui la pittura, la scultura, l’architettura e nelle tradizionali tessiture dei tappeti. Oggi, Şahmaran è spesso rappresentata come un simbolo di forza, saggezza e guarigione. 

La rappresentazione di Şahmaran varia a seconda della regione e dell’epoca storica. Tuttavia, in genere è raffigurata come una figura ibrida, metà donna e metà serpente. La parte superiore del suo corpo è umana, con un volto femminile e capelli lunghi, mentre la parte inferiore è quella di un serpente. In alcune rappresentazioni, il suo corpo di serpente si arriccia attorno a un albero o a un bastone, mentre la parte superiore del corpo assume una posizione seduta o in piedi. Viene spesso rappresentata con una corona sulla testa, a indicare la sua regalità, e con un’espressione serena, che suggerisce la sua saggezza e la sua forza interiore.



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