Ethos è una delle serie turche più interessanti portate da Netflix in Italia, in grado di dare agli spettatori un’immagine il più veritiera possibile riguardo alle tante facce di questo straordinario paese
Ethos (Bir Başkadır)
A Istanbul alcune persone trascendono le barriere socioculturali e stabiliscono legami mentre s’intrecciano le loro paure e i loro desideri.
Tante Turchie alla ricerca di se stesse
Ethos (in turco Bir Başkadır), è una serie racconta la storia di Meryem, una ragazza di umili origini della periferia di Istanbul, e il suo incontro con diversi personaggi e storie appartenenti spesso e volentieri a diversi contesti culturali e sociali della Turchia. Detto così potrebbe sembrare un “classico” viaggio all’interno della società turca, ma in questo caso il viaggio non è tanto fisico o di ricerca al di fuori di sé, bensì qualcosa che si svolge all’interno e che cambierà per sempre la vita di tutti i personaggi, nessuno escluso.
Ethos sfrutta infatti la figura di Meryem per metterci in connessione con la mente e le storie di tanti personaggi, ognuno con il suo problema e trauma ancora da risolvere: c’è Peri, la psicologa, che a causa della sua famiglia rifiuta tutto ciò di anche solo vagamente religioso, Hayrünnisa, la figlia del Hoja che ha paura a rivelare al padre che non vuole vivere secondo i più stretti dettami religiosi, Yasin, il fratello di Meryem, che si deve occupare della moglie impazzita, e tanti altri personaggi che con profondi drammi interiori.
La serie ci porterà ad immergerci nelle loro realtà e a vederli uscire dal torpore in cui erano caduti, trovando finalmente la via per la felicità e per la realizzazione di se stessi. In tutto ciò ad emergere è la società turca con le sue mille contraddizioni e differenze, molte delle quali visibili nella sola Istanbul.
Fra antico e moderno
Ciò che non può fare a meno di colpire ogni spettatore è infatti che circa il 90% della serie si svolge solo ad Istanbul e nella sua periferia, facendoci rendere conto per l’ennesima volta che, almeno in termini sociali, non ha senso parlare di “una Turchia”. I luoghi in cui vivono Peri e i personaggi a lei collegati sono infatti estremamente moderni e posti nel centro di Istanbul, con immagini che sembrano uscite dalla Milano dei grattacieli, mentre la casa e i luoghi frequentati da Meryem ricordano i villaggi dell’Est anatolico, con case costruite in legno che ricordano quelle di epoche ormai abbastanza lontane dall’immaginario cittadino.
Oltre ai luoghi però, sono le formae mentis che sono radicalmente differenti. Al di là della religiosità o meno, è infatti evidente come tali diversità si ripercuotano anche su un piano mentale, tanto che la vita condotta da Peri e dalle sue amiche sia non troppo diversa da quella vista in luoghi come Milano o New York, mentre Meryem e suo fratello vivono ancora secondo le antiche tradizioni e considerando il proprio Hoja con estrema attenzione e dedizione.
Una regia lenta e curata
Al di là della mera trama, è molto importante segnalare il lavoro certosino di Berkun Oya che, oltre a scrivere la sceneggiatura, si è occupato anche di dirigere l’intera serie, donandogli uno stile unico e molto riconoscibile. Fin dalle prime inquadrature si ha infatti la sensazione di ritrovarsi davanti a un prodotto diverso, in cui ogni suono, immagine e silenzio ha un preciso significato per aumentare o ridurre il pathos all’interno della scena, adottando una dialettica che appartiene più al teatro, mondo da cui, non a caso, proviene Berkun Oya, piuttosto che a quella del cinema.
Ciò si traduce in una delicatezza rara e spoglia, che non punterà tanto a mostrarvi un mondo fantastico o “sopra le righe”, ma la realtà dura e cruda vissuta dai personaggi nella loro semplicità. Tale aspetto è estremamente evidente soprattutto in relazione alla musica e al suo sottofondo, qui quasi del tutto assenti ad eccezione dei titoli di coda, qualcosa al giorno d’oggi davvero inusuale e che contribuisce a fornire ad Ethos un grandissimo realismo.
Per tutti i motivi sopracitati, Ethos è senza alcun ombra di dubbio uno dei prodotti turchi più interessanti portati da Netflix in Italia, in grado di dare ai telespettatori un’immagine il più veritiera possibile riguardo alle tante facce di questo straordinario paese, con un’occhio di riguardo verso le donne e alle loro diverse mentalità dovute anche a provenienza e status sociale. La serie, uscita nel 2020, è composta da un’unica stagione di 8 episodi la cui durata va dai 40 ai 58 minuti.