Diriliş: Ertuğrul è la serie turca più popolare degli ultimi 5 anni, che racconta le vicende di Ertuğrul, il padre del fondatore dell’Impero ottomano
Ertuğrul, la serie alle origini dell’Impero ottomano
Questa dizi racconta l’alba dell’Impero ottomano attraverso le gesta del mitico Ertuğrul, il padre di Osman I, fondatore del grande impero turco. Costretto a fuggire dall’Asia centrale verso l’Anatolia per via dell’avanzata mongola, il grande condottiero e la sua gente si troveranno coinvolti in innumerevoli dispute con Bizantini, Templari e sovrani arabi, subendo anche le tensioni dinastiche all’interno delle stesse popolazioni turche. Solo con passione e sacrificio Ertuğrul riuscirà a dare una nuova alba al suo popolo, ponendo le fondamenta per il glorioso l’operato del figlio (protagonista del seguito: Kuruluş: Osman).
È composta da ben 5 stagioni e con un totale di 150 episodi dai 105 ai 165 minuti; nella versione portata da Netflix (non disponibile nel nostro paese), la durata è stata ridotta a 42-44 minuti, ma proprio per questo gli episodi sono diventati 448. Questa dizi ci porta a scoprire nel dettaglio come vivevano i primi turchi insediatisi in Anatolia, prendendosi spesso e volentieri licenze storiche e narrative; la serie non è ancora stata tradotta in italiano ma, se volete guardarla, la trovate sul canale YouTube creato ad hoc da TRT.
Le mitiche origini ottomane
Diriliş: Ertuğrul è senza alcun ombra di dubbio una delle dizi più interessanti e di maggior successo del panorama turco e internazionale, riuscendo a varcare i confini anatolici e divenendo fonte d’ispirazione per milioni di telespettatori nel mondo, trasformandosi talvolta anche in fonte di tensioni diplomatiche. Secondo diversi analisti, infatti, le serie turche sono uno degli export di maggior successo all’interno del panorama culturale turco e una storia che narra le origini dell’Impero ottomano dal punto di vista turco non può far altro che accrescere la simpatia del telespettatore verso questo popolo meraviglioso; non è un caso che alcuni paesi con rapporti non idilliaci come l’Arabia saudita l’abbiano proibita sul proprio territorio, senza però riuscirne ad arrestare la sua popolarità. Non a caso ha avuto un successo senza pari in territori come il Sub-continente indiano (con il Pakistan come maggior ammiratore), Venezuela, mondo turco e tanti altri, fra cui proprio il mondo arabo.
Va detto, per correttezza d’informazioni che, essendo stata prodotta dalla televisione di stato turca, la serie tende a sfruttare delle dinamiche e licenze narrative per favorire messaggi che vanno nella direzione indicata da Ankara. Molti hanno infatti notato come i legami, seppur esistenti, fra Selgiuchidi e proto-ottomani siano qui gonfiati a dismisura (contraddicendo spesso e volentieri la stessa storia) proprio per simboleggiare un trait d’union fra i due stati turchi; attenzione: nei fatti tutto ciò vi fu, ma sicuramente non a questi livelli. Inoltre Ertuğrul e i suoi appaiono come dei cavalieri senza macchia e senza paura dediti solo all’Islam, idea che, per quanto romantica e suggestiva, si discosta in maniera abbastanza evidente da molte narrazioni dei popoli turchi dell’epoca. Ci sarebbero moltissime cose da dire riguardo alle innumerevoli licenze narrative, ma va detto anche che tutt’oggi la vicenda di Ertuğrul non è chiarissima sotto un profilo storico e ciò ha invitato ancor più gli autori della serie a sbizzarrirsi a riguardo.
Al di là di ogni possibile appunto, la serie è sicuramente un must per gli amanti delle dizi e rappresenta il meglio della produzione turca degli ultimi 5 anni, con un successo inarrestabile che ha portato il mondo turco ad uscire dai propri confini attuali per portare la sua storia ovunque nel mondo.